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La memoria, sia a breve che a lungo termine, è uno degli aspetti più significativi del cervello. Vediamo di capire quali meccanismi la regolano e come.
Anche se non conosciamo ancora a fondo tutti i segreti del cervello e della memoria, sappiamo che questa si distingue in memoria a breve e a lungo termine. Ma la storia della nostra società è costellata dalla presenza di individui con capacità di memorizzazione quasi fuori dal comune. Un esempio può essere Paul Morphy, che a soli dieci anni ha imparato a giocare a scacchi osservando le mosse di altri giocatori. Si tratta di un caso di memoria assoluta, una condizione per cui non si può dimenticare nulla.
Capire come ricordare bene qualcosa e quali sono i meccanismi che regolano la memoria sono domande che la comunità scientifica si pone ormai da tempo. Per questo è stato condotto uno studio sul funzionamento dell’ipermemoria e sul modo in cui opera il cervello. Vediamo quindi di capire come sono influenzate memoria a breve e lungo termine e quando bisogna preoccuparsi per la troppa smemoratezza.
I meccanismi della memoria
Tutti sappiamo che il cervello immagazzina ricordi, ma le sue funzioni sono regolate dalla memoria. Infatti sono proprio i meccanismi della memorizzazione che ci permettono di rievocare o fare appello a determinate informazioni quando ne abbiamo bisogno.
La memoria infatti non è sempre uguale e si distingue in due tipologie, quella a breve e lungo termine, ognuna con i proprio meccanismi. Per entrare nel dettaglio possiamo dire che interagiscono con la memoria a breve termine tutti quegli stimoli ritenuti troppo deboli o non significativi dall’organismo.
Infatti in queste occasioni viene prodotta una risposta mnemonica di breve durata, di circa tre o quattro ore. Le sinapsi che vengono stimolate liberano dei neurotrasmettitori, sostanze capaci di amplificare il riflesso mnemonico, ma solo per poco tempo.
Per questo siamo in grado di ricordare un indirizzo o un numero di telefono quando li scriviamo, ma poi dimentichiamo queste informazioni.
Memoria a lungo termine
I meccanismi per fissare un’informazione nella memoria, e quindi nel cervello, invece sono diverse. Infatti prima che l’impulso arrivi alle sinapsi, viene rilasciato un particolare composto, la Protein-chinasi A.
Questo particolare segnale stimola la produzione di proteine che aumentano e favoriscono la giunzione tra le cellule nervose. Perciò significa che gli stimoli mnemonici che correranno lungo i neuroni, arriveranno ad una “centralina” della memoria.
Si tratta dell’ippocampo, un organo situato nella parte profonda del cervello, che smista i ricordi e nelle persone che soffrono di amnesia è meno sviluppato. Infine, perché si fissino nella memoria, i ricordi devono depositarsi nella zona del cervello situata dietro la tempia.
Qui il cervello rielabora le informazioni e le rende disponibili in caso di necessità.
Smemoratezza e patologie
Quando si parla di smemoratezza bisogna sempre ricordarsi che alcuni aspetti della memoria declinano con l’età. Ad esempio la memoria di lavoro o quella episodica subiscono dei cambiamenti a partire dai 50 anni circa.
In questi casi, anche se le modificazioni sono lievi, sono progressive e riguardano aspetti come:
-ricordare dove e quando abbiamo ricevuto un’informazione
-tenere a mente più cose che servono a portare a termine un dato compito
Quando si invecchia e ci si accorge di questi piccoli cambiamenti non ci si deve preoccupare. Come abbiamo detto sono cose del tutto naturali che si possono facilmente compensare. Il più delle volte basta prendere appunti, organizzare la giornata in modo preciso o fare esercizi per allenare la memoria.
Il discorso è completamente diverso quando ci si trova davanti a deficit o patologie, che aumentano la loro incidenza con l’avvicinarsi dei 60 anni. In generale possiamo dire che una persona su dieci soffre di carenze patologiche superata questa soglia.
La super memoria
Per capire come funzionano i meccanismi della memoria sono stati condotti degli studi anche su chi possiede una super memoria. Si tratta degli impermemori, persone che sono in grado di ricordare ogni dettaglio di ogni momento della vita.
I ricercatori dell’Università della Sapienza, quella di Perugia e dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno chiesto ad alcuni soggetti di ricordare un avvenimento molto lontano.
È stata rilevata l’attività neuronale dei soggetti tramite una risonanza magnetica funzionale ed è stata confrontata con l’attività di soggetti normali. L’indagine ha dimostrato che per le persona dotate di super memoria c’è stata una specializzazione della porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale del cervello.
Quest’area dovrebbe essere preposta all’organizzazione delle funzioni cognitive superiori, è però meno precisa nelle persone dotate di memoria normale. Nella maggior parte dei casi lo sviluppo di quest’area fa confondere la dimensione temporale del ricordo, facendolo sfumare tra vecchio e nuovo.
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